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La #CostituzioneDelleDonne Articolo 29: Il ruolo delle donne nel matrimonio e nella famiglia di oggi

di Giovanna Badalassi | 11 Maggio 2019

La #CostituzioneDelleDonne Articolo 29

L’Articolo 29 della Costituzione è dedicato al matrimonio, ed è costituito da un unico comma, come tutti gli articoli importanti: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.”

Per quanto nel 1947, quando le madri e i padri costituenti scrissero questo articolo, prevalesse nella società ancora una visione del matrimonio soprattutto di carattere religioso,

questo Articolo della Costituzione può essere considerato particolarmente “moderno” per l’epoca:

l’aver previsto “l’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi” e, soprattutto, il non aver imposto l’indissolubilità del matrimonio hanno rappresentato infatti la legittimazione costituzionale per l’evoluzione normativa successiva, in particolare per la legge sul divorzio (L. 898/1970), per la riforma del diritto famiglia che ha sancito la parità anche tra i coniugi, sostituendo la patria potestà con la potestà parentale (L. 151/1975) e per la L. 76/2006 che ha regolamentato le unioni civili tra persone dello stesso sesso e convivenze di fatto, sia omosessuali che eterosessuali

Ma cos’è il matrimonio oggi, e quale ruolo hanno in esso le donne?

Per capirlo bene occorre partire dall’inizio. Il matrimonio è, letteralmente, il “Compito della madre”, una parola derivata dal latino che mette insieme la “mater” con “munus” che in latino significa compito, dovere. Una parola speculare al “patrimonio” e quindi al compito/ dovere del padre.

Si hanno notizie del matrimonio sin dalla preistoria: le più antiche risalgono al Codice di Hammurabi, intorno al 1700 a.c.

Se in antico il matrimonio era quindi un rito di carattere soprattutto privato e sociale, il Diritto Romano lo ha in seguito regolamentato con una forma giuridica puntuale, poi in parte ripresa e riadattata dalla Chiesa nei secoli successivi al crollo dell’Impero Romano.

Per circa un migliaio di anni il matrimonio è stato quindi considerato dalla Chiesa un patto privato benedetto da un sacerdote. Poi nel 1215 è stato regolamentato negli aspetti giuridici e liturgici durante il Concilio Lateranense IV, mentre è diventato uno dei 7 sacramenti nel 1439 durante il Concilio di Firenze.

Il matrimonio civile è stato invece introdotto in Italia solo nel 1866.

A leggere la storia del matrimonio si capisce molto bene come i suoi elementi fondativi, il legame sentimentale, la progenie e i mezzi di sostentamento, si siano combinati nella storia secondo diverse soluzioni che, di volta in volta, hanno fatto prevalere un elemento piuttosto che un altro, ma pur sempre prevedendo un ruolo della donna economicamente dipendente, votata ad un esclusivo ruolo materno e di cura, privata di una propria autonomia sociale al di fuori del matrimonio, molto spesso anche senza la libertà di dispore del proprio corpo. La storia ci racconta infatti di matrimoni combinati, riparatori, forzati, di interesse, con la dote, con la compra-vendita. Solo nell’era moderna, a partire dalla fine del 700 si è cominciato ad affermare un modello di matrimonio definito romantico, sempre meno condizionato dall’elemento patrimoniale, per arrivare al giorno d’oggi alle unioni civili e, in alcuni paesi, anche ai matrimoni tra persone dello stesso sesso.

E’ interessante riflettere sull’evoluzione del matrimonio e della struttura della famiglia rispetto all’evoluzione dei sistemi economici e, di conseguenza, del ruolo della donna nella società.

Nella cultura contadina, ad esempio, si facevano molti figli perché, lavorando nei campi, questi rappresentavano una ricchezza anche economica per tutta la famiglia. La donna era quindi una figura centrale della famiglia in quanto soprattutto “madre” dedita alla procreazione.

Nell’era industriale le famiglie hanno poi cominciato a rimpicciolirsi fino ad arrivare a quella che oggi intendiamo come “famiglia tradizionale” composta da due figli con marito e moglie, con una evoluzione del sistema economico che ha richiesto che le donne entrassero nel mondo produttivo, all’inizio soprattutto quello operaio.

Nel secondo dopoguerra le donne in Italia hanno progressivamente ridotto numero dei figli e sono entrate sempre di più nel mondo del lavoro, mantenendo però una struttura familiare stabile: fino agli anni 70 la famiglia tradizionale, nonostante l’aumento dei divorzi, ha rappresentato nella nostra società un’istituzione solida, analogamente all’economia di quegli anni, un’economia in piena crescita e, soprattutto, in grado di garantire lavori stabili.

Dai primi anni 80 con l’affermarsi della globalizzazione, e con la delocalizzazione delle aziende, il lavoro è diventato sempre più precario e, di conseguenza, anche i matrimoni hanno cominciato a diventarlo sempre di più.

D’altronde, avendo la globalizzazione aumentato a dismisura la mobilità delle merci (patrimonio) è inevitabile che si sia portata dietro la mobilità delle persone (matrimonio). Le persone per essere mobili a livello globale devono quindi viaggiare leggere, essere senza radici e con pochi figli.

Questa è, se ci pensiamo, la vera spinta del sistema che porta alla diminuzione dei matrimoni e al decremento demografico nei paesi occidentali, oltremodo peggiorata in Italia da politiche per la famiglia, la maternità e per il lavoro assolutamente insufficienti.

In tutti questi cambiamenti il ruolo delle donne nel matrimonio, nonostante l’emancipazione e l’ingresso nel mondo del lavoro, è ancora oggi in gran parte ancorato alla tradizione e a stereotipi di genere ancora difficili da gestire soprattutto in certe aree del paese: fatta 50 l’equa distribuzione del lavoro familiare complessivo tra donne e uomini, l’indice di asimmetria per le coppie sposate con figli ed entrambi i coniugi occupati è di 69,4 (Istat, 2013), mentre le donne dedicano ancora oggi al lavoro familiare mediamente 5 h 09 min al giorno, gli uomini 2 h e 22 min (Istat, 2014).

Nonostante questa dedizione, il matrimonio è oggi in crisi:

secondo l’Istat, i matrimoni erano 248.969 nel 2004, oggi sono 191.287, una diminuzione complessiva del 23,1%, che media tra un decremento del 43% del matrimonio religioso e un aumento del 19,3% del matrimonio civile. Il quoziente di nuzialità (valore per 1000 residenti del territorio) è anch’esso, di conseguenza, diminuito da 4,3 del 2004 a 3,4 del 2016.

L’aumento del numero delle convivenze ci dice però che ad essere in crisi è soprattutto l’istituzionalizzazione del matrimonio: le coppie conviventi non coniugate erano 820 mila nel 2009, sono arrivate a 1,3 milioni nel 2017.

D’altronde, in un mondo in cui tutto è diventato precario, il futuro è scomparso dal nostro orizzonte e si vive in un eterno presente chi se la sente più di dire “per sempre”? Alla rilevante precarietà lavorativa ed economica che mina l’istituto del matrimonio, sia civile che religioso, va quindi aggiunta anche una precarietà emozionale e sociale che è tipica dell’epoca che stiamo vivendo.

Un altro aspetto importante del matrimonio non è solo la sua formazione, ma anche la sua dissoluzione: anche le separazioni e i divorzi sono in costante aumento.

Le separazioni, infatti, sono passate da 84.165 nel 2008 a 89.303 nel 2014

Per quanto i numeri in generale non ci aiutino a catalogare le reali motivazioni che possono portare alla separazione, i dati ci ricordano che le donne pagano sempre un prezzo molto elevato:

la separazione è infatti una delle cause di rischio di povertà per le donne e per le famiglie che si trovano poi a gestire.

Separarsi per le donne è spesso un “lusso” che si possono permettere le più istruite e con un lavoro, perché già adesso risentono del maggior carico di cura e onere economico dalla separazione. Non è un caso, infatti, che (Istat, 2015) delle 74.038 donne che si separano ogni anno in tribunale le laureate o diplomate siano il 63,2% (contro il 48,1% della media generale della popolazione) e le occupate il 60% (contro il 47,2% del tasso di occupazione femminile in Italia).

Vedremo quindi come cambierà ancora il matrimonio in futuro:

visto come è cambiato nella storia, non vi è motivo di pensare che non continui ad evolversi assieme ai mutamenti della società e dell’economia.

E’ certo, comunque, che il desiderio delle persone di amarsi, di formare una famiglia e di condividere percorsi di vita rimane intatto, al punto che i secondi matrimoni, formati da persone che sono già passate attraverso l’esperienza del divorzio, sono in crescita: gli sposi al secondo matrimonio sono aumentati dal 10,8% al 14% tra il 2013 e il 2017, le spose dal 9,6% al 12,5% (Istat)

Sì, nonostante tutto c’è chi ancora nel matrimonio ci crede.

Il progetto La #Costituzionedelledonne: Che cosa rappresenta oggi per noi donne la Costituzione? Quanto ci sentiamo rappresentate, capite e considerate? Un articolo al giorno, per tutto il mese di maggio, perchè la Festa della Repubblica sia davvero per tutte e tutti.

Puoi leggere gli altri Articoli della #CostituzioneDelleDonne qui:

1 maggio 2019: La #CostituzioneDelleDonne, oggi

1 maggio 2019: Articolo 1: Ma l’Italia è una Repubblica fondata anche sul lavoro delle donne?”

2 maggio 2019 Articolo 2: “Quali sono i diritti inviolabili delle donne?”

3 maggio 2019 Articolo 3: “Anche le donne sono uguali di fronte alla legge?”

4 maggio 2019 Articolo 4: “Anche le donne hanno il diritto-dovere di lavorare?

5 maggio 2019 Articolo 9:  “La Repubblica promuove anche la cultura e la ricerca delle donne?”

6 maggio 2019 Articolo 10: “Il diritto di asilo delle donne straniere è diverso?”

7 maggio 2019 Articolo 11: “Che c’entrano le donne con la guerra?”

8 maggio 2019 Articolo 14: “L’inviolabilità del domicilio e la violenza contro le donne”.

9 maggio 2019 Articolo 18: “La libertà di associarsi delle donne”

10 maggio 2019 Articolo 21: “La libertà di parola delle donne”

11 maggio 2019 Articolo 29: “Il ruolo delle donne nel matrimonio e nella famiglia di oggi”

12 maggio 2019 Articolo 30: “Le donne e il diritto-dovere dei genitori di crescere i figli”

13 maggio 2019 Articolo 31: “Quale famiglia deve promuovere la Repubblica? E quale maternità?”

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14 maggio 2019 Articolo 32: “Il diritto di cura e di tutela della salute delle donne”

15 maggio 2019 Articolo 33: “Le insegnanti nella scuola e nell’Università”

16 maggio 2019 Articolo 34: “Il diritto allo studio delle donne è diverso?”

17 maggio 2019 Articolo 35: “La Repubblica tutela anche il lavoro delle donne?”

18 maggio 2019 Articolo 36: “La retribuzione delle donne basta per un’esistenza libera e dignitosa?”

19 maggio 2019 Articolo 37: “Nel lavoro le donne hanno gli stessi diritti e retribuzione degli uomini?”

20 maggio 2019 Articolo 38:”Le donne hanno gli stessi diritti previdenziali e assistenziali degli uomini?”

21 maggio 2019 Articolo 39: “Il ruolo delle donne nei sindacati”

22 maggio 2019 Articolo 41: “L’imprenditoria delle donne”

23 maggio 2019 Articolo 42: “La proprietà privata delle donne”

24 maggio 2019 Articolo 45: “Le donne nella cooperazione e nell’artigianato”

25 maggio 2019 Articolo 48: “Le donne elettrici”

26 maggio 2019 Articolo 49: “Le donne nei partiti”

27 maggio 2019 Articolo 51:”Le donne elette”

28 maggio 2019 Articolo 53: “Anche le donne pagano le tasse”

29 maggio 2019 Articolo 55:”Le donne in Parlamento”

30 maggio 2019 Articolo 92:”Le donne nel Governo”

30 maggio 2019 Articolo 83: “Avremo mai una Presidente della Repubblica?”

2 giugno 2019: Festa della Repubblica con la #CostituzioneDelleDonne!