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#8marzo2023: E ora che vogliamo fare, dopo Meloni e Schlein?

di Giovanna Badalassi | 8 Marzo 2023

#8marzo2023

Quest’anno non si può proprio dire che non ci sia nulla da festeggiare per l’#8marzo2023: per la prima volta nella storia della Repubblica abbiamo due donne al potere, una Presidente del Consiglio e una segretaria del principale partito di opposizione, il PD, che, di fatto, coprono l’intero arco costituzionale.

Certo queste due donne non potrebbero essere più diverse.

Una è rappresentante di una destra novecentesca che si nega un ruolo pubblico in quanto donna, al punto da farsi chiamare nella declinazione al maschile, e che sostiene quindi tutti i valori conservatori che vediamo e ascoltiamo in questi giorni. #8marzo2023

L’altra è una paladina dei diritti civili, ivi inclusi quelli femministi, e supporta tutti i valori dell’uguaglianza e della parità, offrendo una nuova proposta politica al disorientato popolo della sinistra.

La presenza e al contempo la profonda differenza di queste due leader rappresenta una bella sfida anche per il femminismo italiano che è chiamato ad una svolta. #8marzo2023

L’argomentazione che le donne sono discriminate perché non accedono alle cariche di potere è infatti stata superata di slancio e non si potrà più sostenere: il soffitto di cristallo è stato rotto nel modo più dirompente possibile e il principio di non discriminazione per sesso, sancito dalla Costituzione, è stato pienamente affermato.

Cosa ci rimane da fare ora? #8marzo2023

Beh, a nostro parere siamo solo all’inizio. Va bene la non discriminazione, ma le donne non sono per niente tutte uguali, come vediamo bene con Meloni e Schlein.

Abbiamo insomma due strade. O fermarci qui e accontentarci delle donne di potere, o andare avanti con un nuovo femminismo di potere.

E guardate che non è per niente facile, dato che le due alternative richiedono approcci opposti da conciliare da parte delle femministe. #8marzo2023

Lottare contro la discriminazione sessuale significa infatti mettersi dalla parte delle vittime.

Prendere decisioni secondo un programma politico femminista significa invece mettersi dalla parte di chi deve gestire il potere.

Ecco, se vogliamo siamo ora, finalmente, nella posizione di poter superare l’approccio esclusivo vittimista e autoriferito, prima inevitabile e necessario, e di cominciare anche a ragionare sull’uso diverso che le donne vogliono (possono?) fare del loro potere collettivo.

Avere il potere, sia individuale che collettivo, significa infatti assumersi responsabilità e doveri che non sono richiesti a chi è nella posizione di vittima che invece deve pensare solo alla propria sopravvivenza e a difendersi.

Tenere insieme queste due posture sarà complicatissimo.

In questo snodo psicologico collettivo così importante si nasconde però quel salto di qualità che adesso abbiamo l’opportunità di fare,

e che ci impone di parlare ed elaborare un nostro pensiero politico nostro proprio su tutto, anche sull’economia, sull’energia, la guerra, il debito pubblico. Di praticare insomma quell’approccio trasversale e orizzontale che finora solo una espressione tremenda, il gender mainstreaming, è riuscita a definire.

Certo che questo salto ci può far salire in alto ma anche far cadere nel burrone, a seconda delle regole di potere che decideremo di seguire e che contribuiranno a delineare il nostro futuro:

Ad usare le regole del patriarcato millenario oramai esauste e inadeguate ai tempi, si va sul sicuro ma non cambia niente, anzi si può solo peggiorare:

competizione, esclusione, aggressività, conflitto, vittoria. Le donne di potere sono esattamente come gli uomini di potere e lasciano indietro anche tutte le altre donne in un leaderismo esclusivo. Il femminismo rimane quindi quello egoista di facciata oppure quello residuale di bandiera circoscritto a battaglie su temi specifici.

A riscrivere nuove regole, le nostre regole, certo si sogna, ma è una strada difficile, impervia e non priva di errori.

Noi abbiamo le idee chiare in proposito, le definiamo le regole della politica materna della quale scriviamo da un po’: solidarietà, inclusione, benessere, empatia. Si può essere o meno d’accordo, ma certo riscrivere nuove regole di potere implica necessariamente prendersi cura delle persone e del pianeta, altrimenti tanto vale tenersi quelle vecchie. È di sicuro un percorso complicato e pieno di ostacoli ma è anche quello che porta ad un femminismo pieno, consapevole e soprattutto altruista.

E quindi sì, abbiamo l’opportunità di fare un bel salto in avanti, ma solo se siamo noi a volerlo.

Alla ricerca ancora non si sa bene di che cosa, ma con la certezza che, se si vuole cambiare il paese e il benessere di tutte e di tutti, non basta più investire nella nostra crescita personale ma diventa indispensabile crescere tutte assieme senza lasciare nessuna indietro.

Buon #8marzo2023 a tutte!

Fonte foto:

Foto di roya ann miller su Unsplash