×

I padri, le madri, ed i congedi di paternità

di Federica Gentile | 18 Marzo 2024

Che cosa può promuovere un sano equilibrio tra vita familiare e professionale,avere un effetto positivo sull’uguaglianza di genere e promuovere il benessere economico? Il congedo di paternità, tra le altre cose. Siamo infatti sempre più consapevoli dei numerosi vantaggi di questi provvedimenti, che hanno anche il merito di consentire ai padri di fare i padri e di trascorrere abbastanza tempo  con i propri figlie e figlie: negli USA, per esempio,  il 46% dei padri ha affermato di trascorrere troppo poco tempo con i propri figli/e, rispetto al 23% delle madri

Anche in Italia, dove la distribuzione del lavoro domestico e di cura non pagato rimane sbilanciata a carico delle donne, comunque sta diminuendo l’asimmetria in termini di tempo dedicato dai genitori lavoratori ai figli e alle figlie che arriva un’ora e venti minuti al giorno per i padri e a un’ora e quarantaquattro minuti  per le madri. 

Questo cambiamento culturale comincia ad essere rispecchiato a livello legislativo: nel mondo infatti 90 paesi su 187 offrono il congedo di paternità retribuito. Tuttavia, il fatto che i congedi di paternità siano offerti, non significa che tutti i padri li prendano: infatti, secondo dati OCSE, meno del 50% dei padri approfitta delle possibilità di prendersi del tempo per stare con i figli o le figlie. Per quanto riguarda i congedi parentali, che possono essere presi da entrambi i genitori,  nei paesi OCSE la tendenza per i padri è di usufruirne. Nell’Unione Europea, in tutti i 27 stati membri, il congedo parentale minimo è di  quattro mesi che possono essere divisi tra la madre ed il padre; di questi quattro mesi, almeno due devono essere pagati.

Per quanto riguarda invece i congedi di paternità, dal 4 aprile 2022 tutti gli Stati membri dell’UE devono offrire un minimo di 10 giorni di congedo di paternità retribuito. Nel nostro paese è previsto il congedo di paternità obbligatorio di 10 giorni, che i padri possono prendere da due mesi prima del parto fino ai 5 mesi successivi al parto. Il congedo di paternità obbligatorio è retribuito al 100% ed i padri possono in caso usufruire del congedo parentale, che sono 10 mesi di congedo che possono essere presi da entrambi i genitori fino al compimento dei 12 anni del figlio o della figlia, i mesi possono arrivare a 11 se il padre si astiene dal lavoro per un periodo di almeno tre mesi. Nel primo mese si riceve l’80% della retribuzione, nei mesi rimanenti solo il 30%.

Quali sono i vantaggi?

Il congedo di paternità fa bene a tutt*: si rafforza il legame tra padre e bambino/a, promuove un sano sviluppo di bambini/e, e soprattutto fare i padri “forma” il cervello ad accudire i propri figli e figlie. La ricerca in materia ha osservato che padri si diventa: il tempo trascorso con i bambini è un fattore fondamentale per la “costruzione” del cervello paterno”. Peraltro succede anche per il cervello materno, con buona pace dell’istinto materno: è il contatto con i neonati e le neonate che ci insegna a prenderci cura di loro. Inoltre, dividere meglio il lavoro di cura di figli e di figlie migliora le relazioni con il/la partner: secondo un rapporto di McKinsey e LeanIn.org, Women in the Workplace, (limitato alle coppie eterosessuali) il 90% degli uomini intervistati ha notato un miglioramento nel rapporto con la propria partner grazie all’aver preso il congedo di paternità; un padre coinvolto nella cura di figli e figlie può anche mitigare la depressione post partum per le madri. 

A livello economico il congedo di paternità riduce il gender pay gap all’interno delle famiglie grazie all’aumento del salario delle madri nel breve termine . Una ricerca che ha osservato le retribuzioni dei genitori un anno prima del parto e poi al quarto anno di età di figli e figlie ha rilevato che il reddito delle madri aumenta di circa il 7% per ogni mese trascorso a casa in congedo di paternità dal padre.
Infine, lo studio “Fathers’ Leave Reduces Sexist Attitudes” ha rilevato una relazione causale tra l’esposizione diretta al congedo di paternità, l’indebolimento dei ruoli tradizionali di genere, e la riduzione degli atteggiamenti sessisti: “Offrire ai genitori la possibilità di scegliere il congedo di paternità prolungato ha portato a un aumento considerevole degli atteggiamenti di parità di genere, il che suggerisce che la politica sociale ha il potere di ridurre pregiudizi radicati,” con quindi un effetto positivo per tutta la società.

Non sorprende quindi che ci siano paesi in cui si è lavorato e si lavora affinché i padri si prendano del tempo da passare con i figli e le figlie: in Svezia, l’introduzione nel 1995 della “quota del papà”, per cui se i padri non avessero preso 30 giorni di congedo esclusivamente di paternità, i 30 giorni sarebbero andati persi, ha comportato un aumento significativo della percentuale dei padri che prendono il congedo di paternità. Ad oggi in Svezia il congedo parentale è di 480 giorni (pagati) e ogni genitore ha il diritto al 50% dei giorni garantiti dal congedo. Per i bambini e le bambine nate dopo il 2016 ciascun genitore ha 90 giorni riservati esclusivamente a se stesso/a. Qualora un genitore decidesse di non approfittarne, non ha la possibilità di trasferire i giorni al/alla partner; si stima che 9 padri su 10 usufruiscano del congedo.

Un altro paese che continua ad investire sul congedo di paternità – dato il basso tasso di fertilità – è il Giappone. Nel 2023 il paese si è posto l’obiettivo di aumentare il numero di lavoratori che prendono il congedo di paternità dall’attuale 14% al 50% entro il 2025 per poi arrivare all’ 85% entro il 2030. Tuttavia, i padri giapponesi, che hanno diritto a quattro settimane di congedo pagate fino all’80% del loro salario, sono ancora restii a prendersi del tempo per stare con figli e figlie, anche per il timore di essere discriminati sul lavoro. Infatti anche quando i padri prendono il congedo parentale, è necessario che ci sia un ambiente lavorativo che li supporta: viviamo in una società in cui ci si aspetta che sia la madre a prendersi cura di figli/e e che il padre porti a casa lo stipendio, quindi un padre che decide di interrompere il lavoro (o ridurre le ore di lavoro) per impegni di cura può venire essere visto come non sufficientemente dedito al proprio lavoro, e questo può avere come conseguenza tassi più bassi di padri che prendono il congedo di paternità e avere anche un effetto negativo sulla loro salute mentale: in Gran Bretagna , per esempio, malgrado il diritto al congedo di paternità rimangono ancora troppo stringenti le norme di genere tradizionali della mascolinità e il congedo di paternità che è di 1 o 2 settimane, è insufficiente per consentire ai padri di creare un legame significativo con il/la neonato/a o di adattarsi al cambiamento di routine determinato dalla nascita di un bambino o di una bambina.

Se per i padri nelle coppie eterosessuali non è sempre facile prendersi del tempo per stare con i propri figli e figlie, per le coppie gay è ancora più difficile:su 33 paesi OCSE solo nel 12% dei paesi le coppie gay composte da due uomini hanno diritto allo stesso numero di settimane di congedo delle coppie eterosessuali, quando invece nel 60% dei paesi le coppie composte da due donne avevano diritto allo stesso numero di settimane delle coppie eterosessuali (lo studio ha analizzato la legislazione al 2016, quindi per alcuni paesi la politica può essere cambiata) ma la differenza nel trattamento delle coppie gay deriva anche qui dallo stereotipo per cui le madri sono coloro che più dei padri si devono prendere cura di figli e di figlie. Australia, Nuova Zelanda, Islanda e Svezia erano gli unici paesi che garantivano lo stesso congedo a tutte le coppie, indipendentemente dal loro orientamento sessuale. 

Il congedo di paternità – così come il congedo parentale quando viene preso dai padri – può essere uno strumento potente per promuovere una migliore condivisione del lavoro domestico e di cura non pagato. Deve però avere una lunghezza ed una retribuzione adeguata e non deve essere concepito come un supporto alle madri, ma come una possibilità per i padri di fare effettivamente i padri. La cura delle persone tradizionalmente è stata associata alle donne, è ora di associare alla concezione della mascolinità il prendersi cura di bambini e bambine. In Svezia questo è già successo: “Le norme sulla mascolinità, precedentemente strettamente legate al lavoro retribuito e al mantenimento della famiglia, sono state in parte sostituite da nuovi ideali in cui i padri sono genitori premurosi e attivi”.

Nel nostro paese c’è ancora molto lavoro da fare in questo senso: infatti tra gli stereotipi di genere più diffusi nel nostro paese ci sono: “per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro” (20,4% delle persone intervistate), ed “è compito delle madri seguire i figli e occuparsi delle loro esigenze quotidiane” (20,2%); politiche come quelle adottate in Svezia ed in altri paesi europei sarebbero molto utili per innescare un cambiamento culturale urgente e necessario. 

Se ti piace quello che scriviamo, sostieni il nostro lavoro iscriviti alla nostra newsletter mensile (gratis): ci trovi qui!