×

Lo sviluppo umano tra movimenti femministi e crisi globali

di Federica Gentile | 14 Settembre 2022

Una mano in controluce appoggiata su un mappamondo illuminato

La triade Covid19, guerra tra Ucraina e Russia e crisi climatica ha avuto un impatto decisamente preoccupante sull’aspettativa di vita, l’istruzione e la prosperità economica globale: secondo l’indicatore dello sviluppo umano dell’UNDP per il 2022 in ben il 90% dei paesi considerati la situazione è peggiorata. Dal 1990, quando l’indice è stato introdotto, molti paesi erano in qualche modo regrediti, ma la tendenza globale era comunque positiva, mentre nel 2021 è stata la prima volta in cui l’indice dello sviluppo umano è sceso in generale. D’altra parte, viviamo in un’epoca di grande incertezza caratterizzata da un aumento preoccupante delle disuguaglianze.

Nella classifica dell’indicatore sullo sviluppo umano l’Italia non se la cava troppo male, e rimane nel gruppo dei paesi con sviluppo umano molto elevato, con il 30esimo posto sui 66 paesi inclusi nel gruppo (era al 32esimo posto) – domina su tutti la Svizzera seguita dalla Norvegia e dall’Islanda.  L’aspettativa di vita in Italia è  di 82,9 anni, il numero medio stimato di anni di istruzione pari a 16 anni e il  reddito nazionale lordo pro capite è sui 42.000 dollari.  Vedremo cosa accadrà nel futuro nel nostro paese ed altrove e se si seguiranno le raccomandazione del report, che includono l’attuazione di politiche incentrate sugli investimenti sulle energie rinnovabili  e sul welfare per preparare le nostre società agli alti e bassi che ci aspettano in futuro.

Di sicuro non si può cambiare poi molto se non si lavora anche sull’uguaglianza di genere: l’approfondimento dell’UNDP sul femminismo ha rilevato che  è aumentata in tutti i gruppi di paesi  la mobilitazione e la forza dei movimenti femministi e che nei paesi con movimenti femministi meno forti  ci sono maggiori pregiudizi di genere e contro l’empowerment delle donne. Non proprio un dato sorprendente, eh. 

Tuttavia, anche se nella maggior parte dei paesi inclusi nel report dell’UNDP si  è riscontrato un progresso per quanto riguarda i pregiudizi di genere nel periodo  2010–2014 e poi 2017–2022, ci sono comunque paesi dove invece si è regrediti; i pregiudizi di genere delle donne sono aumentati in paesi quali Russia, Iraq e Cile e tra gli uomini in Messico, in Cile, in Russia. Il progresso maggiore in termini di minori pregiudizi c’è stato in Germania, Nuova Zelanda, Singapore e Giappone sia per gli uomini che per le donne.

Che le crisi possano costituire delle opportunità è cosa stradetta, ed anche a questo punto un po’ banale e ci viene il dubbio non necessariamente vera; l’indice dell’UNDP non invita a grandi botte di ottimismo, ma i dati sui movimenti femministi dovrebbero darci un po’ di speranza. Un movimento femminista forte può non solo migliorare la condizione socio-economica delle donne ma portare un beneficio ampio a tutta la società. E di questo si dovrebbe parlare di più nel nostro paese, soprattutto in vista delle elezioni politiche: puntare sulla crescita del movimento femminista e di una maggiore consapevolezza dell’elettorato femminile, che alla fine della fiera sarà con grande probabilità quello più danneggiato dalle varie crisi che si stanno colpendo e ci colpiranno in futuro.