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Il diritto di contare delle donne negli studi professionali

di Giovanna Badalassi | 31 Gennaio 2024

Studi professionali

Lo scorso 25 gennaio Ladynomics è stata invitata a intervenire all’evento celebrativo dei 20 anni di FondoProfessioni, il fondo paritetico interprofessionale per la formazione continua ai dipendenti degli studi professionali. E’ stata una occasione importante per fare il punto sulla parità di genere in questo settore e sulle potenzialità della formazione continua per contribuire a superarla. Pubblichiamo qui l’intervento di Giovanna, pubblicato sulla rivista di Fondoprofessioni.

La celebrazione dei vent’anni di attività di Fondoprofessioni avviene in un contesto storico ed economico particolarmente incerto ma di sicuro agli albori di grandi innovazioni tecnologiche e organizzative.

La formazione continua nelle imprese, anche quelle di Fondoprofessioni, diventerà quindi un fattore sempre più cruciale per la competitività e per l’occupabilità, e sarà tanto più efficace quanto più saprà definire e soddisfare in modo puntuale i fabbisogni formativi tenendo conto delle esigenze di crescita delle imprese nonché dei bisogni upskilling e reskilling della loro forza lavoro.

Il contributo delle donne agli studi professionali

In questo scenario, è importante valorizzare in modo consapevole e puntuale il contributo delle donne al comparto degli studi professionali, sia come libere professioniste imprenditrici e datrici di lavoro, sia come dipendenti destinatarie delle attività formative.

Negli ultimi anni è infatti maturata una crescente consapevolezza che il superamento dei gap ancora esistenti nel mercato del lavoro tra donne e uomini non sia solo un tema di diritti umani e di non discriminazione, ma che rappresenti anche un fattore di competitività decisivo per le imprese e, più in generale, per i paesi. Numerose ricerche hanno infatti confermato senza ombra di dubbio come la presenza paritaria delle donne nelle imprese si traduca in migliori risultati economici, in termini di produttività, innovazione e redditività, grazie ai benefici apportati dalla diversity. Altrettanto ricca, poi, è la letteratura scientifica che misura in punti di PIL il contributo della parità di genere alla crescita sociale ed economica dei paesi.

È quindi importante che le strategie per la formazione continua tengano conto della dimensione di genere in tutte le sue forme e che si pongano obiettivi ambizioni nel contributo che possono dare alla piena valorizzazione dei talenti e delle potenzialità femminili.

Quali sono le problematiche di genere per le lavoratrici negli studi professionali?

In generale, si possono rileggere anche nel comparto degli studi professionali e delle microimprese le stesse tematiche di genere che caratterizzano il mercato del lavoro nel suo complesso:

  • la segregazione verticale, legata al potere decisionale ed economico, e dunque al gap retributivo, che riguarda le donne come libere professioniste e datrici di lavoro e le dipendenti in termini di avanzamenti di carriera;
  • la segregazione orizzontale, dovuta agli stereotipi di genere applicati al mercato del lavoro, che vedono le donne maggiormente presenti in ogni ambito professionale legato alla cura, dalle mansioni che richiedono capacità di relazione con il pubblico, organizzazione e amministrazione della “casa” lavorativa, ai settori economici come ad esempio il sociale e la sanità;
  • la segregazione territoriale, che offre maggiori opportunità lavorative sia alle libere professioniste che alle loro dipendenti nelle regioni economicamente più avanzate e con modelli produttivi più diversificati;
  • la segregazione del lavoro di cura familiare, che condiziona maggiormente non solo i processi di conciliazione delle donne ma anche la loro accessibilità alla formazione continua;
  • la sicurezza delle donne sul posto di lavoro, in termini di protezione da molestie e fenomeni di violenza, sessuale, psicologica o economica.

Contare le donne negli studi professionali

Alcuni dati, tra i pochi disponibili, permettono di mettere meglio a fuoco alcune di queste dinamiche anche nell’ambito degli studi professionali.

Per quanto riguarda ad esempio la segregazione verticale e i ruoli di potere decisionale ed economico dei liberi professionisti titolari di studi con dipendenti, si può osservare una presenza preponderante di uomini. Ad oggi, infatti, secondo il rapporto 2023 dell’Osservatorio sulle libere professioni (1), in Italia ci sono  144mila uomini liberi professionisti con dipendenti contro 53mila donne, che rappresentano quindi il 26,9% del totale. Questo dato generale nasconde però l’importante aumento tra il 2021 e il 2022 dei datori di lavoro negli studi professionali, dopo anni di crisi. Una crescita che è stata trainata soprattutto dalle donne, aumentate di 8.000 unità (+17,7%), e meno dagli uomini, aumentati di sole 3.000 unità (+2,1%).

Figura: Dinamica di crescita dei liberi professionisti con dipendenti e tassi di variazione annua per sesso (Valori in migliaia e variazioni % anni 2010-2022)


Fonte: elaborazione dell’Osservatorio delle libere professioni su dati Istat

Per contro, andando ad analizzare la dimensione di genere tra i dipendenti degli studi professionali, emerge in modo evidente il fenomeno della segregazione orizzontale: sempre secondo il rapporto 2023 dell’Osservatorio sulle libere professioni “..Le donne rappresentano ben l’85% dell’occupazione dipendente impiegata negli studi, prevalentemente in funzioni di supporto all’amministrazione, attività di segreteria e altre mansioni di tipo impiegatizio correlate allo specifico settore di business dello studio…” Si conferma quindi anche per gli studi professionali la femminilizzazione di questo tipo di mansioni, analoga a quanto rilevabile anche negli altri settori economici.

Le potenzialità della formazione continua per la parità di genere negli studi professionali

Il bacino potenziale di beneficiari della formazione continua erogata da Fondoprofessioni è quindi prevalentemente femminile, anche se poi gli effettivi partecipanti alle attività formative finanziate sono donne per una percentuale inferiore, il 64,4% (2).

L’accesso alle attività formative dovrebbe inoltre tenere conto delle responsabilità e dei maggiori carichi di cura familiare delle donne, nella modulazione degli orari e nelle modalità organizzative dei corsi. È bene ricordare infatti che, sempre secondo il rapporto di Confprofessioni, il 48,6% delle dipendenti degli studi professionali lavora a part time, mentre gli uomini, al contrario, sono impiegati a tempo pieno per il 90,8%.

Nella definizione dei programmi di formazione continua è importante poi ricordarsi ancora che le donne hanno dei percorsi lavorativi molto più articolati e discontinui, spesso interrotti da gravidanze o da pause di maternità che ne rendono ancora più necessaria la partecipazione ad attività di aggiornamento e di riqualificazione al rientro al lavoro.

Più in generale, la formazione continua per le dipendenti negli studi professionali può rappresentare anche un efficace investimento nella valorizzazione delle capacità di una forza lavoro che va spesso anche motivata e sostenuta nell’esprimere al meglio i propri talenti.

Si intravede così uno spazio di crescita ulteriore per Fondoprofessioni sia in termini di aumento di imprese iscritte che di partecipanti, da una parte approfondendo le peculiarità della leadership femminile negli studi professionali che si vogliono attrarre, e dall’altra disegnando una offerta formativa sempre più attenta alle diverse esigenze, aspettative e bisogni delle dipendenti.

In questo senso, rafforzare l’impegno di Fondoprofessioni nella promozione della certificazione di genere sosterrebbe un approccio olistico, capace di promuovere la parità di genere in tutte le necessarie aree di intervento e di favorire la crescita degli studi professionali attraverso l’empowerment femminile.


(1) Osservatorio delle libere professioni, Confprofessioni (2023), VIII Rapporto sulle libere professioni in Italia, ISBN 979-12-80876-02-7 https://confprofessioni.eu/wp-content/uploads/2023/12/Rapporto-2023-integrale-1.pdf

(2) Osservatorio delle libere professioni, Confprofessioni (2023), 1° Rapporto sulla formazione continua di Fondoprofessioni

Foto di LinkedIn Sales Solutions su Unsplash

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