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Servizi all’infanzia: le infrastrutture di cui abbiamo bisogno

di Federica Gentile | 19 Dicembre 2022

Nel Regno Unito dalla settimana scorsa i servizi di  assistenza all’infanzia sono parte delle infrastrutture nazionali, al pari di scuole, trasporto pubblico ed ambulatori, in quanto danno un fondamentale  contributo all’economia, consentendo ai genitori di andare a lavorare. Questo significa che – a fronte di una carenza di servizi di assistenza all’infanzia –  nel caso di nuovi sviluppi edilizi i comuni potranno ricorrere alle tasse sulle infrastrutture comunitarie per finanziare servizi di assistenza all’infanzia in modo da garantire un’adeguata offerta di posti per bambini e bambine. 

La parlamentare che ha portato avanti la campagna per arrivare a questo risultato, Stella Crease, ha sostenuto “che classificare l’assistenza all’infanzia come infrastruttura sarebbe un vantaggio per la nostra economia” e che “la nostra economia semplicemente non può permettersi di non riconoscere che l’assistenza all’infanzia è un’infrastruttura.” Questo perché: “Al momento 64.000 donne in età lavorativa in più  sono senza lavoro rispetto allo scorso anno e 35.000 di loro affermano che è il carico di lavoro di cura che impedisce loro di andare a lavorare.”

Inoltre, in UK la carenza di posti nei servizi di assistenza all’infanzia ha esacerbato il caro vita, con la previsione di un ulteriore aumento dei costi dei servizi di assistenza all’infanzia del 19% per il prossimo anno.

I servizi di assistenza all’infanzia sono vitali anche per altre ragioni: l’accesso a servizi di buona qualità per bambin* – soprattutto se con un background socio-economico svantaggiato – ha un impatto positivo nel lungo periodo, e maggiori investimenti nelle infrastrutture sociali  (istruzione, servizi sanitari e di cura, e in particolare, attività di cura rivolte alle persone anziane e a bambin* in età prescolare e per i/le disabili) hanno un risultato maggiore sull’occupazione rispetto alle infrastrutture “classiche” e diminuirebbero il divario di genere nell’occupazione tra uomini e donne.

Nel caso dell’Italia, secondo lo studio “Investing in the care economy”  investire nelle infrastrutture sociali genererebbe posti di lavoro che per l’85% andrebbero a donne, e dunque aumenterebbe il tasso di occupazione femminile del 2,4%, mentre un investimento nelle costruzioni lo aumenterebbe dello 0,­1%.  

Tuttavia, almeno per quanto riguarda l’Italia, benché ci sia la consapevolezza dell’importanza dell’accesso a servizi di assistenza all’infanzia, non solo non sono considerati infrastrutture fondamentali per l’economia, ma ci sono anche state difficoltà ad utilizzare i fondi stanziati dal PNRR, soprattutto nelle aree meno servite come il sud Italia. Come scrivevamo tempo fa “Le infrastrutture non ci cureranno né aumenteranno l’occupazione femminile”, ma le  infrastrutture sociali invece sì. In particolare gli investimenti nei servizi di assistenza all’infanzia sono cruciali per la nostra economia e anche per l’uguaglianza di genere. 

Foto: Markus Spiske su Unsplash