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Quante donne potranno mai lavorare come specialiste nell’ICT?

di Giovanna Badalassi | 26 Settembre 2023

Donne e ICT in Italia

Settembre, si sa, è il mese della ripartenza un po’ per tutto, anche per le selezioni di personale nelle aziende dopo la pausa estiva. Ricomincia, quindi, anche il dibattito pubblico sui lavori del futuro, per i quali manca sempre il personale adeguatamente formato. Donne e ICT

Per le donne, poi, c’è sempre l’annosa questione della loro scarsa presenza nelle cosiddette carriere STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), nelle quali si concentrano le figure professionali tra le più richieste sul mercato e, ovviamente, tra le meno disponibili.

E’ questo il caso ad esempio degli specialisti nel campo dell’informatica (ICT Specialist), che, grazie ai dati Eurostat, possiamo leggere con una prospettiva di genere.

Nel 2022 in Italia il numero totale di occupati/e nel settore digitale (ICT) rappresentavano il 3,9% del totale degli occupati. Donne e ICT

Lavoratori e lavoratrici dunque certamente preziosi per il sistema produttivo, ma dal punto di vista quantitativo ancora abbastanza limitati nel numero. A livello europeo la media è superiore, 4,6% e, nel confronto con gli altri paesi, siamo i 22esimi su 27 stati membri.

Percentuale di specialisti ICT sul totale occupati per paese EU27 (Eurostat, 2022)

Occupati ICT nella UE

Anche se da solo non può quindi sollevare le sorti dell’occupazione in Italia, parliamo comunque di un settore che negli ultimi anni è cresciuto molto: Donne e ICT

era il 3,1% nel 2012, è arrivato al 3,8% nel 2022 in Italia, in termini assoluti gli occupati/ e sono passati da 705mila a 848mila. Inutile dirlo, anche qui siamo sempre lenti e gli altri crescono sempre di più: la media europea nello stesso periodo è infatti salita ben di più che in Italia, dal 3,2% al 4,6%.

Com’è andata per le donne?

Sappiamo già come va a finire, ma è sempre importante conoscere i numeri che ci danno sempre una concretezza importate nel misurare i fenomeni.

Attualmente in Italia le donne sono il 16% tra gli specialisti dell’ICT, gli uomini l’84% (Eurostat, 2022). Anche nella UE il dato non è esaltante, occorre riconoscere, ma comunque va sempre un po’ meglio che da noi: nella media su 27 paesi le donne sono infatti il 18,9% (contro il 16% in Italia), gli uomini l’81% (contro l’84% in Italia). In questo caso siamo quindi 23esimi su 27 paesi per quanto riguarda la percentuale di donne tra gli specialisti dell’ICT.

Donne e ICT Previsione di assunzione

E se pensate che i punti percentuali che ci separano dalla media europea sono in fondo pochi, è perché non avete ancora visto…

quanti anni ci vogliono per far aumentare il tasso di femminilizzazione di questo settore.

In 10 anni le donne specialiste di ICT in Italia sono indubbiamente aumentate di molto. In numeri assoluti, infatti, circa 30.000 donne in più hanno trovato lavoro in questo settore (da 114mila del 2012 a 144mila del 2022)

Però, come dicevamo all’inizio, tutto il settore è cresciuto molto negli ultimi 10 anni e, manco a dirlo, anche gli uomini sono cresciuti, ma molto di più delle donne: erano 592mila nel 2012, sono arrivati a 755mila nel 2022, 162mila occupati in più.

Insomma: in questo segmento del mercato del lavoro che è cresciuto così tanto nell’ultimo decennio, tutti hanno trovato più lavoro, ma gli uomini erano molti di più anche prima e hanno mantenuto questo vantaggio.

Morale della favola, è andata a finire che la percentuale di donne nel mercato del lavoro ICT è rimasta sostanzialmente inalterata: era 16,1% nel 2012, è rimasta del 16% nel 2022, con una riduzione dello 0,1% che possiamo considerare non significativa.

La segregazione dei mestieri, di cui gli specialisti ICT sono solo un esempio, non è stata quindi minimamente scalfita.

Quali sono le previsioni per il futuro? Donne e ICT

Lo sappiamo molto bene, il settore è in forte crescita, anche grazie agli ingenti investimenti del PNRR, e quindi le professioni ICT saranno sempre più richieste.

Dal punto di vista delle donne abbiamo quindi motivi di credere che continuerà come nell’ultimo decennio: avranno un po’ di opportunità occupazionali, anche se gli uomini molte di più. Un trend atteso anche in relazione ai comportamenti dei protagonisti del mercato del lavoro in questo settore, le aziende che domandano lavoro e i lavoratori/trici che lo offrono.

Per quanto riguarda le intenzioni di assunzione delle imprese dell’ICT, Donne e ICT

è importante guardare alle previsioni di assunzione dei datori di lavoro raccolte ogni anno dal sistema Excelsior (Unioncamere – ANPAL, Sistema Informativo Excelsior). Qui abbiamo qualche buona notizia, finalmente, e cioè che esiste una parte importante di datori di lavoro che sostengono che il sesso del candidato/a non è importante, ma esiste ancora una percentuale significativa di datori di lavoro che prevedono di assumere uomini e una percentuale molto più ridotta che predilige le donne.

Non sappiamo se è una preferenza frutto di pregiudizio sulle diverse capacità o se invece è solo una realistica presa d’atto che l’offerta di lavoratori uomini formati nell’ICT è nettamente superiore a quella delle donne.

Donne e ICT previsioni di assunzione

Guardando alle principali professioni ICT, siamo d’accordo che non piace vedere ad esempio che tra i progettisti e gli amministratori di sistema il 14% delle preferenze sono per lavoratori uomini e solo lo 0,7% donne, ma possiamo rallegrarci, comunque, che per ben l’81,3% dei datori di lavoro il sesso del candidato/a è indifferente.

Gli stereotipi di genere, quindi, ci sono sempre,  ma, questa la novità, la parte di chi non ha il pre-giudizio di genere per queste professioni è nettamente predominante.

Certamente questo dato può anche essere letto anche come una tacita rassegnazione ad assumere chi si trova, “nonostante” il genere, dato che sono professioni molto ricercate.

Non si può neanche escludere che poi, al momento di scegliere, non subentri il richiamo della foresta e che queste percentuali poi peggiorino al dunque.

Ma si tratta di una percentuale così elevata che, di fronte allo squilibrio di genere in questo settore misurato dalle statistiche (16% donne contro 84% uomini) viene da pensare che

ci sia effettivamente ancora il problema di troppe poche candidate donne per questi mestieri.

E qui si apre tutto il complesso dibattito sui percorsi di studi, su come avvicinare le bambine e le ragazzine a queste materie, scoprirne il talento, coltivarlo e farlo fiorire.

Si tratta infatti di offrire delle opportunità in più di crescita e di empowerment in settori che sono certamente strategici per il futuro del paese e ai quali è giusto e, soprattutto, necessario, che le ragazze dotate possano accedere.

Sono quindi assolutamente lodevoli e lungimiranti le iniziative del mondo produttivo e dell’associazionismo

dedicate a cercare di migliorare le cose, come ad esempio è l’impegno della rete alla quale aderisce anche Ladynomics, STEAMiamoci.

Ciò non toglie che l’impegno dello Stato, soprattutto del sistema educativo, in questo ambito, rimanga indispensabile e strategico per affrontare in modo sistemico e duraturo questa sfida, offrendo pari opportunità di accesso a questo tipo di mestieri, dotandosi di opportuni strumenti didattici capaci non solo di attrarre ed interessare anche le studentesse, ma soprattutto di svelarne il potenziale, a loto e alle loro famiglie.

Il meccanismo psicologico degli stereotipi di genere troppo spesso, infatti, induce a considerare erroneamente le ragazze e i ragazzi più o meno adatti a determinati percorsi di studi spesso sotto l’influenza di condizionamenti sociali e mediatici che nulla hanno a che fare con la reale predisposizione.

Ad esempio nell’ICT, come ha raccontato un brillante articolo del New York Times,

all’inizio dell’era dell’Informatica le donne erano considerate più adatte degli uomini per la programmazione dei software,

poiché la scrittura del codice era considerata un’abilità linguistica che era riconosciuta prevalente nelle donne.

Cosa è successo da allora, che si è oggi invece invertito lo stereotipo?

La risposta è sempre la stessa: cherchez l’argent

Questo post segna l’inizio di una nuova collaborazione di Ladynomics con Piano C, della quale siamo molto felici. Condivideremo periodicamente post e iniziative di divulgazione per offrire ai nostri diversi pubblici nuovi punti di vista e una informazione consapevole sui temi del lavoro delle donne.

Piano C è infatti un’associazione che dal 2012 si occupa di riprogettazione professionale, formazione ed empowerment femminile, mettendo a disposizione delle donne strumenti per valorizzare la professionalità, centrare gli obiettivi e diventare protagoniste del proprio cambiamento.

Foto di Emma Dau su Unsplash