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La Global Minimum Tax è una questione femminista

di Federica Gentile | 9 Giugno 2021

Mazzette di denaro impilate
Photo by Mufid Majnun on Unsplash

Ottima la notizia dell’intenzione, da parte dei paesi del G7, di istituire una Global Minimum Tax, che si basa, come riportato dal Sole 24 ore, “sul principio di una aliquota globale minima del 15% per la tassazione delle grandi imprese, applicata Paese per Paese”.

Tuttavia, come sostiene Oxfam, un’aliquota che sia “almeno del 15%” sui profitti delle multinazionali è veramente una soglia troppo bassa; un’aliquota del 15% è molto vicina a quelli di paradisi fiscali come Irlanda, Svizzera e Singapore. Stiamo affrontando emergenze globali: la pandemia, il riscaldamento terrestre, disuguaglianza di genere in aumento, e per farlo abbiamo bisogno di soldi; lasciare che le multinazionali continuino a fare profitti senza pagare il dovuto significa non impegnarsi seriamente per cercare di rimediare alla situazione.

Infatti, secondo dati dell’OCSE , le tasse pagate dalle multinazionali costituiscono una fonte importantissima di fondi per i governi, ammontando, per il 2017, al 14,6% delle entrate fiscali degli stati in 93 giurisdizioni esaminate dall’OCSE, mentre nel 2000 la percentuale arrivava al 12,1%. Per i paesi del sud del mondo, invece, costituiscono un introito ancora più rilevante: il 18,6% di tutte le entrate fiscali in Africa e il 15,5% in America Latina e nei Caraibi. Se guardiamo anche ai dati sull’elusione fiscale le multinazionali americane evitano di pagare tasse per circa 90 miliardi di dollari all’anno ed hanno circa 2,1 trilioni di dollari depositati offshore (anche in paradisi fiscali) che non sono quindi mai stati tassati dal governo americano.

Il fatto che le multinazionali non paghino quello che dovrebbero in termini di tasse si traduce in una mancanza di fondi pubblici che impoverisce il welfare, minaccia le possibilità di accesso delle donne e delle ragazze ai servizi pubblici, e aumenta il lavoro di cura che queste fanno gratuitamente, spostando l’onere fiscale su chi meno può permetterselo. Una global minimum tax potrebbe essere una buona soluzione, specialmente con un’aliquota maggiore.

Lo stesso Biden, che ha ultimamente anche evidenziato l’importanza delle infrastrutture della cura per rilanciare l’economia, ha in programma di aumentare le tasse sul reddito d’impresa dal dal 21% al 28%. La proposta di Biden, come riportato da l’Inkiesta, sarebbe un provvedimento in controtendenza, siccome dagli anni ’80 in poi la tendenza è stata in generale di diminuire le tasse sul reddito d’impresa.

In conclusione: ci piace la volontà del G7 di affrontare la questione, e non dimentichiamo che le questioni fiscali, come abbiamo sottolineato più di una volta, nel post Giustizia fiscale e femminismo, ovvero se le multinazionali pagassero le tasse… e nel post Ricordando Daphne Caruana Galizia: perchè i Panama Papers sono una questione femminista sono questioni femministe: l’uguaglianza di genere, la giustizia sociale, il contrasto alla violenza di genere sono tutti obiettivi che non possiamo realizzare senza risorse, e per questo non possiamo permetterci il lusso di lasciare che le multinazionali continuino ad eludere le tasse.

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