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Quando le donne fanno la valigia: l’emigrazione delle donne

di Federica Gentile | 13 Novembre 2023

I numeri sono impressionanti: dal 2006 il numero degli italiani e delle italiane iscritti/e all’AIRE è aumentato del 91%, con un aumento dell’emigrazione delle donne del 99,3% . 

Ma chi sono le persone che emigrano? Si tratta soprattutto di persone tra i 20-39 anni (il 52%), di minori che emigrano all’estero con la famiglia (19% nella fascia 0-17 anni) e di persone che decidono – o sono costrette – ad emigrare anche in età più matura, infatti il 23% degli emigrati/e ha 40-65 anni. 

Il livello di istruzione è in generale medio-alto (circa il 58% possiede almeno il diploma), con un livello di istruzione maggiore per gli uomini (il 55% contro il 45% delle donne).

L’emigrazione di persone giovani si spiega facilmente con il fatto che il nostro paese il tasso di occupazione giovanile (15-24 anni) è del 29,7% contro una media del 21,2% nella UE. I dati 2022 riportano inoltre che la percentuale di persone giovani (15-29 anni) che non sono né  impiegate né impegnate in un percorso di formazione (NEET) sono il 23,1%, una delle percentuali più alte in tutta Europa. 

Anche per le donne, un mercato del lavoro ancora poco accogliente quando non ostile, caratterizzato da molestie, mobbing e disparità salariali, costituisce la ragione principale per l’emigrazione. Mentre in passato le donne emigravano principalmente per il ricongiungimento familiare,  il Rapporto Italiani nel mondo 2023 riporta che “Proprio il discorso legato alla carriera sta spingendo molte donne, spesso con elevate competenze professionali, a spostarsi verso paesi con meno barriere di genere che ostacolano loro l’accesso alle posizioni di responsabilità, o ad alti livelli retributivi.” 

Peraltro, i problemi legati all’occupazione femminile sono anche quelli che incidono sulla bassa natalità nel nostro paese. L’emigrazione delle donne non dovuta a ricongiungimento familiare è ancora un fenomeno recente e, come osservato dal Rapporto, “si riflette solo parzialmente sul pagamento delle pensioni all’estero che sono, per il momento, fortemente influenzate ancora dall’emigrazione più antica. Per questo motivo, le pensioni ai superstiti costituiscono ancora la tipologia principale di prestazioni corrisposte all’universo femminile all’estero, rappresentando il 53,9% del totale delle pensioni pagate alle donne che vivono all’estero.” Ma i dati dimostrano una crescita delle pensioni di vecchiaia per le italiane che hanno maturato parte dei loro contributi all’estero.

Aumentano quindi le donne che se ne vanno dall’Italia, ma anche quelle che arrivano nel nostro paese.Le donne immigrate in Italia sono il 51,8% di tutta la popolazione straniera residente e negli ultimi anni c’è stata una maggiore migrazione delle donne verso l’Italia, soprattutto da paesi come dall’Europa orientale e dal  Sud Est asiatico. Le donne straniere hanno un tasso di  disoccupazione superiore rispetto alle italiane: costituiscono infatti il 16% di tutte le disoccupate, anche se sono l’8,5% della popolazione femminile che risiede in Italia. Particolarmente preoccupante è il tasso di inattività delle donne straniere, che arriva a circa il 50%. Anche tra i NEET le giovani migranti sono sovrarappresentate, sia per ragioni culturali (legate alla cultura del paese d’origine e alla cultura italiana) sia per ragioni legate alla combinazione tra discriminazione dovuta al genere, all’età e  quella dovuta all’origine etnica. 

Le caratteristiche dell’emigrazione delle donne italiane verso altri paesi e l’immigrazione di donne straniere verso il nostro paese sono pesantemente influenzate dalla diffusa discriminazione che le donne subiscono, anche se in forme diverse, nei vari paesi del mondo. Non affrontare alla radice questi problemi, e non impegnarsi in politiche incisive a favore dell’uguaglianza di genere e della promozione dell’occupazione giovanile e femminile si traduce in una perdita, per la comunità, di capitale umano e di potenziale innovativo.

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