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Cannabis negli USA: donne & razzismo

di Federica Gentile | 13 Novembre 2022

Recentemente, per le elezioni di metà mandato statunitensi, in cinque stati è stato chiesto agli elettori ed elettrici di esprimersi sulla legalizzazione della marijuana per uso ricreativo e in tre stati su cinque i  referendum sono andati male.  Si tratta di stati conservatori, dove l’affluenza al voto è stata bassa e ci sono state campagne contro la legalizzazione; a livello nazionale le cose vanno diversamente: 19 stati e Washington DC permettono l’uso di marijuana a scopo ricreativo, e in  13 stati lo proibiscono e gli stati rimanenti permettono l’uso a scopo terapeutico e l’opinione pubblica americana è in generale a favore della legalizzazione.

Ma vediamo attraverso le “lenti” del genere e dell’economia che cosa succede nel mercato della cannabis legale negli USA.

Dal punto di vista economico, non stupisce che l’industria della cannabis (che include tutti i prodotti derivati dalla cannabis sativa)  negli USA sia  in espansione:  nel 2021 aveva un valore di 10 miliardi di dollari e si stima che si possa arrivare a  40 miliardi nel 2030.  La tassazione della vendita della marijuana legale rappresenta potenzialmente una risorsa per la comunità: in Colorado parte delle entrate sono utilizzate per assistenza sanitaria, educazione sanitaria, e programmi di prevenzione e trattamento dell’abuso di sostanze e un’altra parte dei fondi vengono utilizzati per  la manutenzione delle scuole pubbliche.

Il settore della cannabis è quindi un settore in grande espansione, che  ha rappresentato almeno all’inizio un’opportunità per le donne imprenditrici: nel 2017 il 37%  delle posizioni di leadership nel settore erano occupate da donne contro il 21% in media per altre industrie. Attualmente invece, la presenza di donne in posizioni di leadership nel settore è diminuita al 22%.  Questo cambiamento pare sia dovuto tra le altre cose, alla tendenza a favorire investitori uomini piuttosto che donne: una tendenza ben consolidata in altre industrie.  

Le donne dominano invece tra i consumatori: le consumatrici di cannabis – il 59% dei nuovi consumatori – sono più giovani e sono consumatrici più pesanti rispetto agli uomini, ed il consumo di marijuana recentemente sta aumentando  tra le donne e tra le persone con istruzione e reddito superiore.

Tra le ragioni citate ci sono ragioni legate alla salute mentale, come ansia e depressione, ma molte donne dichiarano di farne uso semplicemente per rilassarsi. La pandemia ha visto, sia per uomini che per donne, un aumento dell’uso di cannabis – dati i maggiori livelli di stress. 

Benchè l’industria della cannabis statunitense sia relativamente nuova, soffre, come altre industrie più consolidate, di  razzismo, considerato che ci guadagna a questo punto sono più uomini bianchi (l’81% delle aziende nel settore della cannabis sono state avviate da uomini bianchi)  mentre sono soprattutto persone appartenenti alle minoranze etniche  ad essere in prigione per reati pertinenti alla marijuana, malgrado bianchi e non bianchi la consumino a tassi simili. Per alleviare questo problema Biden ha avviato i primi passi per una riforma della politica federale legata alla marijuana. 

Negli USA, in generale vince il pragmatismo: il consumo di prodotti legati alla cannabis è in aumento e tanto vale legalizzarlo, sia a scopo terapeutico che ricreativo, e guadagnarci.  E’ un approccio su cui si puo’ non essere d’accordo, ma certamente offre opportunità economiche non indifferenti e garantisce un’ adeguata produzione, nel caso della marijuana a scopo terapeutico, alle esigenze di coloro che ne hanno bisogno, tra cui ricordiamo, ci sono persone ammalate di cancro, persone che soffrono di stress post traumatico e di malattie neurologiche molto serie.

Foto: Unsplash