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L'industria delle moda ha un grosso problema: è la piu' inquinante al mondo dopo quella del petrolio. Ecco perchè:
- Servono 1700 litri di acqua per produrre una maglietta e ben 10,5 milioni di tonnellate di capi di abbigliamento finiscono ogni anno nelle discariche statunitensi;
- I grandi magazzini che vendono vestiti cambiano i loro trend costantemente, creando così il bisogno di nuovi modelli e vestiti di scarsa qualità che durano poco, creando spreco ed inquinamento;
- La produzione di abbigliamento richiede una grandissima quantità di input: il cotone, anche se è una fibra naturale, richiede moltissima acqua per essere cresciuto e dipende in modo importante da fertilizzanti etc. le fibre come il poliestere non solo non sono biodegradabili, ma richiedono per essere prodotte 70 milioni di barili di petrolio all’anno; meglio il cotone bio, ma è ancora piuttosto caro da coltivare e da comprare;
- La produzione di vestiti avviene per la gran maggioranza nei cosiddetti paesi in via di sviluppo, soprattutto in Asia. Dopo la Cina, la produzione di abbigliamento si sta spostando verso altri paesi (Bangladesh, Pakistan, Filippine). Questi paesi possono non essere produttori di materiali grezzi necessari per la produzione di abiti ed i materiali devono quindi devono essere importati, con spese di carburante e creazione di inquinamento;
- I lavoratori e le lavoratrici che producono i nostri vestiti nei paesi in via di sviluppo sono spesso sottopagat/e e lavorano in condizioni pericolose. H&M 3 anni fa ha dichiarato che si sarebbe impegnata a migliorare la sicurezza nelle fabbriche dei propri fornitori in Bangladesh. L’impegno – secondo Clean Clothes – non è ancora stato onorato.
- Secondo il report di Green Peace Toxic Threads, su 141 capi di abbigliamento di 20 marchi di moda (tra cui Benetton e Levi’s) esaminati, in 4 capi sono state trovate trace di ftalati; in 2 capi di abbigliamento sono state trovate amine cancerogene (presenti nelle tinture per colorare i tessuti) ; NPEs (sostanze che possono interferire con il funzionamento del sistema endocrino) sono state rivenute in poco meno dei due terzi dei capi esaminati.
Solo in Italia la spesa per abbigliamento e calzature è di circa 70 miliardi di euro, di cui parecchi spesi da donne, per se stesse e per la propria famiglia, quindi noi di Ladynomics non potevamo non occuparcene. Per noi questi sono solo alcuni dei molti buoni motivi per continuare a scrivere di moda, economia ed etica, come abbiamo fatto e continueremo a fare nella sezione “moda etica” del blog.