Abbiamo letto e condiviso qualche giorno fa un articolo apparso su Bustle, che dibattendo l’importante questione del sistema sanitario negli USA (Obamacare vs Trumpcare) affermava che la migliore assicurazione sanitaria, specie per le persone anziane, è avere una figlia coscienziosa.
Ci è venuto un po’ male, ma in fondo in fondo lo sapevamo già. Infatti, per quanto riguarda la situazione americana: “I genitori che invecchiano si affidano alle loro figlie per ricevere cure a casa, che siano convenienti, e mentre gli uomini non sono interamente assenti per quanto riguarda questi doveri, il divario tra uomini e donne è impressionate: ‘le donne forniscono circa i due terzi di tutte le cure per anziani, con le donne che hanno più probabilità’ di curarsi dei mariti che non viceversa e le figlie che hanno il 28% in più di possibilità di prendersi cura dei genitori rispetto ai figli.’”
Se negli USA c’è poco da stare allegri, specie in questo momento caratterizzato dalla volontà di Trump &C. di privare milioni di american* dell'assistenza sanitaria, che succede da questa parte dell’Oceano? La tendenza è la stessa, anzi aggravata dall’invecchiamento della popolazione italiana. Se da un lato l’allungamento della vita media è una buona notizia, d’altra parte nel nostro paese questo significa un carico di assistenza, specialmente per le donne, sempre più importante: attualmente si ha un carico di lavoro di cura di 63,0 anziani over 80 ogni 100 donne in età 50-64 entro il 2036 il carico aumenterà all’89,1 . Si tratta di dati preoccupanti, specie in un paese come il nostro, dove il welfare si basa soprattutto sulle famiglie, così come accade in altri paesi del Sud Europa: un articolo della 27Ora riporta che tra i paesi OCSE i Paesi Scandinavi destinano in media circa il 3% del Pil per cure degli anziani. Mentre i Paesi del Sud Europa dedicano alla cura degli anziani solo lo 0,65% del Pil. In Italia sono stati avviate recentemente alcune iniziative legislative per alleviare il carico dei caregiver (soprattutto donne), ed in particolare la “Legge quadro nazionale per il riconoscimento e la valorizzazione del caregiver familiare” valorizza il lavoro di cura prestato gratuitamente dai caregiver familiari e richiede alle regioni, di fornire ai caregiver servizi quali supporto psicologico, formazione, e assistenza in situazioni di emergenza.
Insomma, sarebbe un importante passo avanti, anche perche’ un eccessivo carico di cura sulle figlie (se non nuore, mogli etc.) ha importanti effetti a catena sulle possibilità’ di carriera e di occupazione delle donne, ma anche sulla loro salute mentale. Non solo, prosegue l'articolo della 27ora,“In tutti i Paesi considerati [11 paesi OCSE] la solidarietà intragenerazionale spinge le «figlie» a svolgere gratuitamente il lavoro di cura dei genitori anziani. Tuttavia, nei Paesi del Sud Europa come l’Italia, dove l’assistenza agli anziani è quasi esclusivamente a carico delle famiglie, i caregiver si trovano gravati da una maggiore responsabilità."
Se adottiamo una prospettiva di genere, i dati non stupiscono. Le donne sono tradizionalmente socializzate alla cura, alla comprensione, ad una certa attenzione alle esigenze altrui. Il che non vuol dire che gli uomini non si curino di genitori anziani, ma non sono necessariamente socializzati a farlo. E’ al limite “accettabile” che un uomo non si faccia carico in prima persona dei genitori, molto ma molto meno che lo faccia una figlia.
Che fare? Cominciare (o continuare) a scardinare gli stereotipi di genere nel nostro quotidiano e richiedere allo stato il riconoscimento della cura come attività fondamentale per il benessere – ed il futuro - della nostra società.